Può sembrare strano, eppure ogni tanto mi piace fare una
passeggiata al Verano, il cimitero monumentale di Roma.
Mi rilasso, riesco a stare con i miei pensieri e molto spesso mi ritrovo a fare un salto indietro nel tempo.
Un tempo passato che probabilmente mi si addice di più del presente, frenetico caotico e rumoroso. Ma andiamo con ordine.
Il Verano deve il suo nome all’antica famiglia romana proprietaria questi terreni, la Gens Senatoria dei Verani.
Questa zona sulla Tiburtina era da sempre adibita alle sepolture, ma si deve all’occupazione francese l’istituzione del moderno cimitero.
Entrando dal quadriportico principale nei giorni feriali, quando c’e’ poca gente, si ha la sensazione di passare in un altra dimensione. Le alte mura attenuano i rumori della città, accentuando i sensi. Per me la miglior cosa è perdersi tra le miriadi di stradine, vialetti e scale di questa piccola città dei defunti.
La mia zona preferita è sicuramente il pincetto vecchio, ma non saprei spiegare il motivo, in realtà ogni angolo è un mondo a se.
Opere d’arte si nascondono ovunque, tra la vegetazione poco curata e i muretti rotti dalle radici.
Andarci con me è estenuante. Mi fermo a leggere quanti più epitaffi possibili, ed è incredibile come con poche righe si possa tratteggiare in maniera così precisa la vita di una persona.
Quello che mi colpisce è vedere come oggi la mancanza di spazi, la perdita’ delle parole, la velocità del vivere si rifletta anche sulla Morte. Nelle tombe più vecchie, dell’800 o dei primi del ‘900, si può vedere la storia di una persona impressa nella roccia per sempre, con parole intense, profonde. I monumenti, piccoli o grandi che siano, raccontano il dolore di chi rimane, danno veramente l’idea del “per sempre”. Nella parte nuova invece tutti sono allineati e impilati come in un grande supermercato dell’aldilà. Una vera e propria catena di montaggio.
La frenesia di vivere di oggi non risparmia neanche la Morte.
Torniamo invece alla parte più poetica di questa passeggiata.
Gironzolando tra simpatici gatti sovrappeso potrete trovare piccoli e grandi tesori, tra questi uno dei miei preferiti
è la statua di ragazza molto dolce, seduta, che guarda in alto, mentre sotto di lei si legge “IO CREDO RISORGERO'”
Nascosta e difficile da trovare c’è anche la tomba dell’attore, senza nome, con una maschera sorridente che scivola da un volto piangente.
Questo post potrebbe essere lunghissimo per quante sono le cose da poter vedere.
In questo luogo tutto si mescola e prende forma, come se il tempo non esistesse, legato dal filo unico della fine della vita.
Si possono vedere cappelle di famiglia una volta sfarzose, di nobili casati, oggi abbandonate e decadenti, con lastre spaccate che spesso fanno intravedere il loro interno, oppure la tomba dell’ultimo condannato a morte dallo Stato Pontificio.
La cappella della Famiglia Rossellini, incredibile nella sua particolarità. Vicino alla tomba c’e’ una piccola colonnina della Teti, i vecchi telefoni dello Stato, fu installata per consentire al regista di seguire la lavorazione del film ‘Germania anno zero’ mentre con la moglie Marcella de Marchis vegliava sulla tomba del figlio, morto all’età di 9 anni.
Nella zona che porta nella parte bassa c’e’ invece una strana lapide senza nome, con solo una croce rovesciata. Qualcuno, nel tempo, ha aggiunto un Rosario, forse per dare un senso di tranquillità ai passanti.
Perduto tra i miei pensieri mi fermo a guardare le foto di persone lontane da me nel tempo e nello spazio,
guardo i loro vestiti, le acconciature, gli sguardi, leggo il riassunto delle loro storie, e cerco di immaginarmi come poteva essere la loro vita decine di anni fa. I pensieri, gli amori, i sogni di tutte queste persone, di chi è riuscito a vivere appieno e di chi forse aveva ancora cose da realizzare.
E’ una passeggiata molto intima, diversa da persona a persona.
Ad esempio io mi emoziono nella parte riservata ai militari, incrociando gli occhi di ragazzi giovanissimi, in antiche uniformi, che non sapevano al momento dello scatto che non sarebbero tornati.
E’ un emozione continua, a volte non leggere qualche data o qualche storia lascia l’amara sensazione di aver mancato di rispetto a qualcuno. Come se così facendo si dimentichi qualche persona. Si perché passando tra un vialetto e l’altro si ha la sensazione che i “residenti” ci chiamino per poter leggere un po’ di loro e riportarli per qualche istante da questa parte.
Un altro posto affascinante ma forse non per tutti sono i “Colombari”. Stretti e lunghi cunicoli bui dove la luce è solo quella dei moccolotti
delle vecchie tombe che corrono su un lato del muro. Ricordo che da piccolo mi sfidavo a passarci dentro, correvo più forte che potevo per uscire dall’altra parte. Ancora oggi entrarci mi da la stessa sensazione di allora. E mi piace.
Come dicevo, i tempi, le ideologie, le vite, tutto si fonde, Garibaldini sepolti vicino a prelati, giovani militari vicino ad nobili antichi, artisti accanto a sconosciuti. Spesso chi si combatteva ora riposa insieme.
Come se alla fine veramente regni la Pace nel silenzio.
Molti personaggi famosi riposano in questo luogo, i grandi fratelli De Filippo, l’unico Alberto Sordi, Andreotti, il gentiluomo De Sica, Aldo Fabrizi, Rino Gaetano, Trilussa, l’indimenticabile Vianello.
Particolare la piccolissima tomba per un grande Vittorio Gasmann, con la scritta “ATTORE, NON FU MAI IMPALLATO”.
Passeggiare per un cimitero non è così male ve lo posso assicurare, specie in un museo a cielo aperto come il Verano.
Potreste ripensare al tempo in modo diverso.
E ricordatevi, portate rispetto finchè siete tra le sue mura, non alzate la voce, non fate squillare cellulari, perchè come diceva Antonio de Curtis, “sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive. Nuje simmo serie appartenimmo à Morte!”
I tuoi racconti sono emozionanti….grazie
Grazie!!!!!! Infinitamente!
Mi hai incuriosito! !!! Dovrò andare..
Si! E’ un posto dove è bello perdersi!
Si mi ricordo anche io. Una bellissima giornata…ti eri anche alzata presto per aiutarmi a fare quelle foto! Un gran bel ricordo!
Peccato non avere più quelle foto…comunque grazie come sempre!
La morte è solo un capitolo silenzioso tra una vita vissuta e quella ancora da vivere.
E’ uno spazio dove riposare e tornare ad essere parte del tutto, dove rigenerare la propria essenza prima di tornare a sentire i nostri passi. Non c’è ragione di sentirsi angosciati in luoghi come questo, semmai dovremmo imparare a capire il valore di queste “parentesi” capaci di spegnere il caos, come hai giustamente detto, e regalarci un momento di pace assoluta.
Il Verano è davvero un museo, una galleria d’arte a cielo aperto, un luogo dove vedere vicini personaggi famosi e persone anonime, grandi e piccoli, ricchi e non…
Per riprendere Totò:
“Tu qua’ Natale… Pasca e Ppifania!!!
T”o vvuo’ mettere ‘ncapo… ‘int’a cervella
che staje malato ancora È fantasia?…
‘A morte ‘o ssaje ched”e?… è una livella”
Infinitamente tu…!
Grande Fabio, bellissimo.
La Livella di Totò è perfetta per questo posto. Sarebbe bello averne una variazione in dialetto romano…Un abbraccio grande cugina! Grazie!
Grazie Micky…anche a 10.000 km di distanza mi sei sempre vicino!
Grazie Claudio! Sono felice che ti piaccia! Sarebbe bello andare a fotografare insieme qualche volta!
Bravo amico! racconto emozionante
Ho due carissimi amici a Roma, la prossima volta che andrò a trovarli mi farò portare in questo luogo che leggendo le tue parole mi è già entrato nel cuore, grazie per la delicata emozione che sei stato capace di trasferire.
mch