Notturno Bus – Prima Parte

Una ragazza bellissima, di cui sono nato innamorato, deturpata e sfigurata da un male che la divora dal di dentro, ma che nonostante tutto continuo dolorosamente ad amare.

Prima o poi doveva succedere…parlare di Roma.

Non voglio star qui a spiegare cosa è per me Roma, sarebbe un argomento lungo e “scontroso”.
Preferisco quindi raccontarvela a modo mio, come l’hanno raccontata a me molte persone, molti libri, molti film e molta vita.
Oggi è praticamente impossibile assaporare un pò della magia dell’Urbe, tra traffico, code, manifestazioni, flotte di turisti e divieti di sicurezza.
Eppure, se qualcuno ha poca voglia di dormire, c’e’ un momento in cui,  leggermente, prestando attenzione, si può sentire un po’ del fascino della Città dei Cesari e dei Papi.
Di notte, tra le due e l’alba dei giorni feriali, Roma lascia cadere gli stracci di cui la costringono a vestirsi durante il giorno, per mostrare la sua bellezza antica, moderna, eterna.
Certo su questo corpo statuario qualche lembo di stoffa rovinata rimane, magari sulle spalle, come ad esempio le macchine della polizia, le camionette dell’esercito, le triple transenne davanti ad ogni monumento storico, per ricordarci che dagli anni ’80 ad oggi abbiamo fatto passi da gigante sulla via del progresso e del viver felici.
Ma torniamo a noi senza polemizzare, cosa di cui vi assicuro sono il re indiscusso.
E’ in questo breve spazio di tempo, nel cuore della notte, che esco per raccontare Roma.

E questo è il primo capitolo di una serie che ogni tanto farà la sua comparsa su questo blog.
Ma di preciso cosa vi andrò a raccontare?…
La verità è che non lo so neanche io.
Saranno storie, leggende, chiacchere, che spazieranno nei secoli, senza una logica, accavallandosi in maniera casuale, forse, come Roma stessa.
Molte le avrete già sentite, altre no,  spero comunque  possano farvi capire come era la ragazza di cui sono nato innamorato.
Voglio iniziare con un detto romano, “A via de la Lungara ce sta ‘n gradino chi nun salisce quelo nun è romano, nun è romano e né trasteverino”, un detto che non mi è mai piaciuto.
I gradini in realtà sono tre, e sono quelli del carcere di Regina Coeli. Io sono Romano e Trasteverino, ma a questo detto preferisco quello che dice ” Pe esse Romano non basta nascece a Roma, te o devi da guadagnà”
E allora andiamocelo a guadagnare con la prima storia.

Piazza Giunone Regilla

Piazza Giunone Regilla

 

 

 

 

Nel quartiere Aventino, precisamente a Piazza Giunone Regina, c’è un incrocio anonimo, che nasconde una verità storica che in pochi conoscono.
Sotto l’asfalto stranamente senza buche c’è infatti la tomba dell’ottavo Re di Roma. O meglio del primo.
Secondo la leggenda i Re di Roma furono sette, ma è storicamente accertato che i primi Re di Roma furono due, il famoso Romolo e il meno conosciuto Tito Tazio, che regnarono insieme per i primi cinque anni, fino cioè alla morte di Tazio stesso.
Questo Re sconosciuto ai più era il sovrano dei Sabini, e proprio grazie al suo comportamento diplomatico durante il Ratto delle Sabine ascese al trono insieme a Romolo. Alla sua morte fu sepolto in un bosco sacro di allori, sull’Aventino, precisamente sotto qull’incrocio anonimo che oggi è Piazza Giunone Regilla. Per tutti i Re di Roma rimarranno sette, ma ora voi sapete che in realtà erano otto, e potrete giocarvi questa storia in varie occasioni, ad una cena di lavoro, con gli amici al bar, o se state disperatamente cercando di fare colpo su qualche ragazza, in questo caso spero mi pensiate con simpatia! Se invece siete delle ragazze e usano questa storia  sarete voi a ricordarmi con simpatia…

Scendendo dall’Aventino, con le strade deserte ed i semafori che lampeggiano come lucciole giganti possiamo fare un salto di parecchi secoli per arrivare a Castel Sant’Angelo e parlare del Fantasma più famoso di Roma.

Castel Sant'Angelo

Ponte e Castello

 

 

Premetto che Castello (così i romani chiamano Castel Sant’Angelo) e Ponte (cosi i romani chiamano Ponte Sant’Angelo) avrebbero bisogno di un blog tutto dedicato a loro.
Per questa volta però mi soffermerò solo sulla storia, molto triste, di Beatrice Cenci, dei suoi fratelli e della sua seconda madre.
Beatrice Cenci era una nobildonna romana, mandata dopo la morte della madre, dal padre Francesco Cenci, uomo violento oltre ogni dire, in collegio all’età di sette anni.
Quando a quindici anni Beatrice tornò a casa fu costretta a subire ogni tipo di violenza dal padre, risposatosi in seconde nozze.
Per non pagare la dote non volle mai che Beatrice si sposasse, così la rinchiuse con la madre in una rocca di sua proprietà nel Regno di Napoli, dove dopo pochi anni per sfuggire ai creditori si rinchiuse anche lui.
Fu qui che la povera Beatrice, esasperata da ogni tipo di violenza, prese la decisione di uccidere il padre con l’aiuto della matrigna e dei fratelli. Per due volte fallirono, alla terza, con l’aiuto di un castellano e di un maniscalco riuscirono ad ucciderlo, simulando poi una caduta dal ballatoio della rocca.
La famiglia tornò a Roma. ma voci e sospetti no tardarono a seguirli. Per Ordine del Papa Clemente VIII fu riesumato il corpo di Francesco Cenci e si stabilì la morte per  assassinio. Torturati i congiurati confessarono, il castellano fu ucciso da un amico della famiglia Cenci, mentre il maniscalco morì per le torture subite.
Beatrice sua madre e i suoi fratelli furono incarcerati. Il processo fu viziato da molte irregolarità verso gli imputati e tutti furono condannati a morte, tranne Bernardo, il fratello più piccolo, che fu condannato ad assistere legato a una sedia all’esecuzione dei suoi familiari e alla pena dei remi perpetui, cioè remare per tutta la vita sulle galere pontificie. Fu libero dopo anni e dietro il pagamento di una forte somma di denaro.
Era l’11 settembre 1599, Beatrice e la madre furono condannate alla decapitazione, il fratello Giacomo allo squartamento proprio su Piazza Castello, dove oggi si passeggia con l’asta per i selfie pronta all’uso. Durante le esecuzioni ci fu un gran numero di spettatori ed alcuni morirono sia per il caldo afoso della giornata, sia per le cadute nel fiume dal Ponte.
Il corpo di Beatrice fu sepolto in San Pietro in Montorio, sotto una lapide senza nome. Nel 1789 durante l’occupazione francese, alcuni soldati insieme ad uno scultore loro connazionale, profanarono la tomba, rubando il vassoio d’argento su cui era poggiata la testa della giovane. Lo scultore, preso il teschio, si allontanò lanciandolo in aria per gioco.
Secondo la leggenda il fantasma di Beatrice Cenci si può vedere l’11 settembre passeggiare su Ponte, con la testa sotto le braccia.

Una storia molto triste e violenta, ma che ci deve far capire che Roma, per bella che sia, è stata edificata col sangue,  cominciando da quello di Remo.

Ma Roma è anche la città della spavalderia, che a volte rasenta l’arroganza ma altre tocca il Genio.

Fontana delle Tartarughe

Fontana delle Tartarughe e Palazzo Mattei

Ed è una questa una delle storie a cui sono più affezionato, una leggenda che da sola dipinge il romano di una volta.
Quindi sfrecciando nell’oscurità, tanto i vigili a quest’ora dormono, arriviano dalle parti del Teatro di Marcello, qui entrando in via Montanara e andando sempre dritti si arriva a Piazza Mattei.
Questa piazza è famosa per la sua fontana, detta delle tartarughe, una delle più belle tra le mille fontane di Roma.
Ma ancora più bella sarà quando la vedrete dopo la storia che vi racconterò, e che potrete usare per i motivi che ci siamo detti sopra insieme a quella degli otto Re di Roma.
Siamo verso la fine del ‘500 e la famiglia Mattei è una delle più potenti dell’epoca. Se potessimo fare un salto nel tempo e arrivare per le vie di Roma nel 1800 potremmo sentire questo adagio «un quattro un cinque un sei perdé il palazzo il duca Mattei». Questo ci dovrebbe  far capire l’indole di questa antica famiglia e la sua caduta.
Ma torniamo negli ultimi anni del ‘500, quando i Mattei erano ancora potenti e temuti.
Una giovane e bella nobildonna romana è la promessa sposa del Duca Mattei, e questo sarebbe un grande onore per ogni padre, se però la notte prima dell’incontro per fissare la data delle nozze il buon Duca non avesse perso una somma talmente alta al gioco da far parlare tutti i vicoli di Roma.
Data la situazione e pensando che il Duca fosse sul lastrico, il padre della promessa sposa si recò da solo a palazzo Mattei per dire che non avrebbe mai concesso sua figlia ad un uomo rovinato.
Il Duca lo fece affacciare alla finestra, chiedendogli di tornare il giorno dopo con la figlia.
Come promesso tornarono e furono fatti entrare dalla porta posteriore. Arrivati davanti al Duca, questi li portò alla stessa finestra, e con grande stupore il futuro suocero ammirò una fontana che il giorno prima non c’era, mentre il Duca esclamava “Questo è quello che può fare in una notte un Mattei in rovina”
Il padre entusiasta acconsenti’ al matrimonio, ed il Duca, affinché  nessun altro potesse più godere dello stesso spettacolo, fece murare la finestra.
Ora qualcuno potrebbe obbiettare che non è possibile, che è solo una leggenda per i bambini, ma andateci di notte, guardatela, e poi decidete se è più bello credere a Babbo Natale o ad Amazon.
Una piccola annotazione a margine, le tartarughe sono state rubate varie volte, ma sempre ritrovate. Quando sparivano si diceva che piano piano, in qualche modo, sarebbero tornate. Oggi per sicurezza sono state sostituite da delle copie, le originali sono conservate ai Musei Capitolini.
Capite quanto è bella questa città? Come non si fa ad innamorarsi di lei? Ti racconta ogni giorno una storia nuova…e soprattutto non ti  strilla se lasci la tavoletta alzata in bagno o sbricioli sulle lenzuola del letto, e non mi pare poco!

Tralasciando le disavventure domestiche, risaliamo in macchina, perché è notte fonda e gli spiriti di Roma sono tutti in giro, pronti a raccontarci le loro storie.

Statua Rio della Plata

Statua Rio della Plata

Passando tra serrande abbassate e finestre chiuse ci spostiamo in un luogo dove la rivalità tra due grandi artisti del passato è rimasta scolpita nel marmo.
Ci troviamo a Piazza Navona, di cui parleremo ancora per altre storie, e precisamente al centro della piazza, di fronte alla Fontana dei Quattro Fiumi. Davanti a questa magnifica opera d’arte si trova un altra opera di grande bellezza, la Chiesa di Santa Agnese in Agone.
Sembrano un tutt’uno, un opera complessiva ideata da un artista particolarmente ispirato.
In realtà sono il monumento alla rivalità tra due dei più grandi Geni di Roma, Gian Lorenzo Bernini, per la fontana, e Francesco Borromini per la Chiesa.
Tra i due non correva buon sangue, come tra molti artisti che lavoravano nella Capitale, e qui a colpi di martello e scalpello lasciarono scolpito per i secoli a venire il loro astio l’uno verso l’altro.

Statua Sant'Agnese

Statua Sant’Agnese

La fontana rappresenta i quattro fiumi principali dell’epoca, uno per continente, il Danubio, il Nilo, il Gange e quello che interessa a noi, il Rio della Plata. Se infatti guardiamo la statua di questo fiume, essa è rivolta verso la facciata della chiesa, con l’espressione impaurita e il gesto di proteggersi da un crollo imminente del Campanile. Questo a testimoniare la poca affidabilità del Borromini. Dal canto suo Borromini non si perse d’animo e inserì sul lato destro dalla facciata una statua di Sant’Agnese, con la mano sul cuore, rivolta verso la fontana, come a dire “Non ti preoccupare, ci penso io”. Che dire…dei Geni. Non so perché ma questa storia mi fa venire in mente quella scena di Fantozzi in cui il ragioniere scrive una frase irrispettosa in cielo con il dito, nei confronti del megadirettore.
Ci fermiamo per rinfrescarci bevendo da un Nasone, e ripartiamo, lasciandoci Piazza Navona alle spalle, sicuri di doverci tornare presto per raccontare altre storie che la riguardano.

 

In un battito di secoli ci ritroviamo in  un luogo magnifico e spettrale al tempo stesso. Il Muro Torto, chiamato in antichità Muro Malo.
Il Muro Torto si trova alle spalle del Pincio e divide questo da Villa Borghese.

Muro Torto

Muro Torto

Il nome Muro Malo deriva dal fatto che in epoca papale qui venivano seppelliti senza lapide i corpi di prostitute, assassini, vagabondi, ladri e nemici della Chiesa.
Tra questi qui vennero gettati e sepolti i corpi dei Carbonari Montanari e Targhini, giustiziati da Mastro Titta nella vicina Piazza del Popolo. La leggenda vuole che si aggirino di notte intorno al muro, con le teste in mano, e a chiunque abbia il coraggio di guardarli negli occhi senza scappare daranno i numeri vincenti del lotto.
Questa parte di Roma ha in effetti un aspetto un po’ sinistro, specie di notte. Dato l’alto numero di suicidi il Comune ha posto delle reti che rendono tutto più spettrale. Si narra che spesso le auto e le moto che passano la prima curva del muro perdano il controllo. Ora so di essere scontato, ma a me da ragazzino successe mentre lo percorrevo in motorino. Ho sempre voluto pensare che fossero state sinistre presenze a farmi sbandare, altrimenti avrei dovuto accettare il fatto che non ero poi così bravo a guidare il motorino…
Se volete conoscere di più sulla storia di Montanari e Targhini preparate i fazzoletti e vedetevi “Nell’anno del Signore” che definire capolavoro assoluto è limitativo, e il seguito “In nome del Papa Re“. Mi ringrazierete.

Tra poco sarà l’alba, e Roma si rivestirà di stracci, rumori e false generalità.
Quindi per ora ci salutiamo, ma presto, se vorrete e vi farà piacere, continueremo queste passeggiate notturne tra i vicoli del tempo.
Se volete approfondire qualche tema specifico legato alle storie di Roma fatemelo sapere e cercherò di trovare notizie per poi andarlo a fotografare.
Per questa prima uscita vorrei ringraziare Luca e Alice che mi hanno fatto una stupenda compagnia, grazie ragazzi!!!
Se volete commentare o avere più informazioni scrivetemi! Vi risponderò con piacere!
Vi lascio, per ora, con un detto, che rispecchia un po’ l’anima di questo blog “Ognuno co’ ‘a farina sua ce fa li gnocchi che je pare.”
Ciao A tutti! Alla prossima storia!
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20 risposte a Notturno Bus – Prima Parte

  1. Marina cesaroni dice:

    Io già ti amo

  2. Marina cesaroni dice:

    Voglio sapere tutto

  3. Fabio dice:

    Ti racconto tutto con piacere…spero di fare presto un altra nottata con altre storie!

  4. Ivan dice:

    Gran bel racconto FaBbiè 😉

  5. Fabio dice:

    Grazie Ivan!!! Sono contento che ti piaccia!!!!! 🙂

  6. Fabio dice:

    <3 che dire...semplicemente grazie di questo commento...
    La prossima presto! Molto presto! Fammi fare scorta di Kinder Pinguì e bevande varie e si riparte...ma stavolta la fate tutta eh?

  7. Irene DV dice:

    Grande Fabio!!!!!!!

  8. ANNA PANNUNZI dice:

    Vabbè…mi sono commossa!

  9. Bruna dice:

    Bravo Fabio, simpatico il contenuto, bellissime le foto, complimenti

  10. sergio dice:

    fabio, pura poesia

  11. Sebastian dice:

    Fabio…che dirti… non vedo l’ora di leggere altri tuoi racconti!

  12. Verena dice:

    Complimenti! Come sempre sei riuscito a catturare l’attenzione, alla fine mi sono detta “nooo è già finito” ☹️ al prossimo racconto! Non vedo l’ora ❤️

  13. rita dice:

    Tra questi qui vennero gettati e sepolti i corpi dei Carbonari Montanari e Targhini, giustiziati da Mastro Titta nella vicina Piazza del Popolo. La leggenda vuole che si aggirino di notte intorno al muro, con le teste in mano, e a chiunque abbia il coraggio di guardarli negli occhi senza scappare daranno i numeri vincenti del lotto. Giuro che ci vado… nun sia mai che…

  14. Fabio dice:

    Se capita…mi raccomando…ricordati di me!…

  15. Fabio dice:

    Grazie!!! Sono felice che ti piaccia…vediamo che ne pensi della seconda parte!!!! 🙂 🙂 🙂

  16. Fabio dice:

    Dai!!! Grande! Grazie di cuore!!! Ne sto preparando degli altri…poi mi dici che ne pensi! Un abbraccio oltreoceano!

  17. Fabio dice:

    Grazie Sergio! Cerco di metterci del mio…con Roma è facile!

  18. Fabio dice:

    Grazie…la prossima volta vieni con me…

  19. Fabio dice:

    Grazie!!!!!!! 🙂 🙂 🙂 …e grazie per quello che hai scritto!!!!

  20. MChiara dice:

    Semplicemente meraviglioso……..grazie Fabio per i tuoi racconti. Peccato essere a 600km di distanza ma spero presto di tornare e magari partecipare ad uno di questi magici passeggi notturni……….Roma è una città della quale non ci si può non innamorare………

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